Dopo il diluvio – Esposizione 2019-09-25T15:14:41+00:00

Project Description

PAESAGGI IN DISSOLUZIONE
di Mariavittoria Gasparini

Il punto di partenza di ogni lavoro è sempre uno stimolo dato dalla realtà circostante, un impulso che si tramuta in gesto.
Eppure le opere dell’ultimo periodo – come testimonia la selezione in Dopo il diluvio – non ci mostrano qualcosa di facilmente inquadrabile, anzi, di fronte a molte di esse ci si può domandare dove sia finita quella ‘realtà’ che ne è da sempre la matrice stessa.
E’ in questa apparente ambiguità che risiede la loro chiave di lettura e lo sguardo attento del pittore coglie pienamente uno dei grandi problemi della contemporaneità: il progressivo disfacimento del ‘reale’, la dissoluzione della bellezza del nostro pianeta.
I paesaggi non appaiono più pieni di vitalità, di colori e di dinamismo ma piuttosto in graduale e costante disgregazione. Non c’è più alcuna forma compiuta da cogliere, nessuna creazione dell’uomo che testimoni progresso e bellezza, ma solo degrado causato dall’uomo nella propria colpevole, violenta ottusità. E’ possibile percepire nella scomposizione del reale la perdita dell’orientamento e una crescente sensazione di inquietudine davanti a un mondo che si frantuma: dense pennellate di colore, segni violenti e ombre cupe e nette che preannunciano qualcosa di imminente, di esiziale, un diluvio inevitabile e conclusivo. Un destino voluto, cercato e ormai scritto, reso necessario –  nella più pura e dura accezione metafisica di questo aggettivo – da un’umanità smarrita e ignara, trascinata nel gorgo dalla colpevole ignavia dei suoi massimi, mediocri rappresentanti sul pianeta.
E cosa rimarrà dopo?
Forse soltanto cieli multicolori, puliti e cangianti, aperti su un paesaggio silenzioso e finalmente quieto, resti consunti e privi di vita di un mondo che è sempre stato intorno a noi, ospitale e disponibile, ma che ora non c’è più, prosciugato nella sua essenza vitale.
La riflessione che scaturisce dall’osservare queste opere è profonda e attuale nel rispecchiare pienamente il momento storico che tutti noi viviamo e nel quale si inserisce anche l’attività di Stefanelli, un artista che ha vissuto negli ultimi decenni questo progressivo imbruttimento del mondo e la crescente violenza dell’uomo contemporaneo anche nei confronti di un paesaggio ormai alla sua mercé.
Ma il messaggio che viene fuori da queste immagini non è pienamente e unicamente distruttivo. E’ possibile infatti intravedere anche un debole spiraglio di luce in questa visione pessimistica della realtà, un cenno di speranza rivolto soprattutto alle generazioni future che si fa esortazione affinché la passiva accettazione si tramuti in forza reattiva, in energia creativa.
Dopo il diluvio sembra così presentarsi come la declinazione pittorica di un sentire tipico di molte personalità di fine Novecento e le parole di un grande poeta quale Eugenio Montale in uno dei suoi testi più emblematici, I limoni, sono un sublime esempio di questo atteggiamento caratterizzato da pessimismo ma al contempo da speranza*:

La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

Ecco allora che Dopo il diluvio assume una sfumatura positiva, nonostante la realtà che vuole descrivere non sembri presentare più nulla di apprezzabile, di bello.
Non è un inno alla morte. E’ un grido di vita.

* E. Montale, I limoni, in “Ossi di seppia”, Editiones Officinae Bodoni, Verona, 1964.

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