Dopo il diluvio.
Cosa rimarrà del paesaggio...
Che ne sarà di tutto ciò che ci circonda, che alimenta le nostre percezioni, le nostre visioni, quelle visioni che affiorano in noi, chiare e accattivanti, spesso inquietanti, pronte e disponibili ma anche sfuggenti, come a ritrarsi di fronte alla nostra curiosità, al nostro bisogno di appropriarsene prima che scompaiano.
Dopo il diluvio che verrà poco resterà da vedere: nessuna forma compiuta, nessuna creazione di uomini a testimoniare una storia millenaria sprecata, l'occasione perduta di una primavera di civiltà e di bellezza che non è mai stata protagonista del tempo, che nessun uomo, nessun dio è mai riuscito a creare e conservare per gli altri uomini senza che tutto sprofondasse nel rapido volgere di un mattino nel dolore e nella disperazione dei più.
Solo resti consunti, ossa di pietra spezzate e annegate in un mare arido di sabbia. Paesaggio livido e ormai prosciugato per sempre.
Ma accanto allo sgomento ecco il sollievo, la certezza consolatrice che tutto sarà ormai compiuto, ogni sofferenza finita, che il nostro mondo, finalmente non più nostro, potrà e saprà purgarsi dal carico di escrementi di materia e di pensiero che abbiamo lasciato sparsi su di esso come lurida, velenosa eredità, lascito immondo illuminato da rare perle di civiltà e di bellezza: un velo insignificante per il pianeta, una sfera ininfluente nella storia della Terra ma uno spaventoso coacervo di scorie infestanti, fatali per chi verrà dopo le ultime ottuse, colpevoli generazioni di padroni della politica del profitto in cui è caduta la nostra civiltà. E dopo il lavacro prepararsi ad accogliere, chissà, tra qualche milione dei nostri anni creature in grado, forse, di comprendere e perseguire finalmente la bellezza necessaria a una vita degna di questo nome: vita come massima espressione di una realtà al di sopra di ogni schema filosofico, di ogni pretesa di ingabbiamento in qualunque recinto religioso o falsamente politico. Vita come valore davvero supremo in un universo altrimenti inaccessibile e ostile anche nella parte infinitesima di esso aperta ai nostri sensi.
Dopo il diluvio e la fine della Storia, resteranno forse solo cieli multicolori, cangianti e puliti, aperti su un paesaggio finalmente silenzioso e acquietato. Un paesaggio estremo che nessuno sarà finalmente in grado di percepire. Ma aperto a chi saprà davvero concederglisi e goderne i frutti senza pretendere di annichilirlo.